8 dicembre 2012, mi sveglio all’alba come ogni santo giorno, i miei esercizi mattutini sono diventati un’abitudine… sana per fortuna.
In casa c’è silenzio e fuori Firenze dorme ancora, ieri sera un temporale aveva bagnato tutto, ma oggi non ci sono nuvole all’orizzonte.
Penso che forse andrò in palestra, o girerò un po’ per la città, in cerca di chissà cosa ed il freddo mi taglierà le guance. Mentre finisco di i miei esercizi e programmo la giornata, sento la porta dietro me che si apre, e silenzioso si avvicina il mio secondo figlio.
È biondo, con degli occhi incredibili ed una faccia da scugnizzo che ricorda a me e a mia moglie da dove veniamo…
Lo guardo ci abbracciamo, lui è caldissimo di letto e si aggrappa al mio collo facendomi sentire unico al mondo. Mi sussurra: “Papi, oggi dobbiamo fare l’albero di Natale!”
Penso: “Porco mondo è vero… mmm… dovrò rivedere i miei piani della mattina… e così sia!”
Così arriva il momento dell’albero, le palle sono di cartapesta, fatte dai bambini a mano, quindi non sono proprio palle, ma delle cose informe che da lontano possono sembrare tali, colorate d’oro, con brillantini rossi. Inoltre abbiamo usato le pigne raccolte durante l’estate in montagna, anche queste colorate d’oro. Entrambi gli addobbi sono spolverati, in maniera rigorosamente non uniforme, da brillantini rossi.
Le luci rosse ed un nastro, anch’esso rosso, comprato in un mercatino di Natale ieri mattina quando io e mia moglie abbiamo fatto un giro nei mercatini tedeschi (in piena centro storico a Firenze… mah!!).
La famiglia è radunata, mia moglie accende l’ipad mettendo Jingle Bell Rock, un pezzo di Bobby Helms del 1957 (clicca qui per sentirlo: http://youtu.be/wtykgxear9w) che sicuramente conosci. Ovviamente dopo qualche minuto siamo passati a sentire una radio che mia moglie ha trovato su internet, per poi passare ad un meno natalizio Pino Daniele…
Tutti pronti, si monta l’albero… artificiale s’intende. I rami vanno aperti uno ad uno e ficcati nell’apposita fessura posta sul tronco artificiale.
O piccirill’ (tradotto: il piccolo, sarebbe il mio secondo figlio) subito prende una sedia per arrivare sulle parti più alte, rischiando di cadere dopo due secondi mi si aggrappa al collo ed i miei occhiali, non so come, schizzano via dalla mia faccia per finire sul pavimento, vabbè tanto me li aveva già rotti tempo fa e oramai devo rifarli.
Il mio primo genito si dedica alla parte inferiore dell’albero, mia moglie ride di me che brontolo per gli occhiali, analizzando l’aspetto positivo dell’incidente, finalmente sa cosa regalarmi… questo è pensiero positivo vero?
Ora le luci e poi finalmente è l’ora delle pigne e delle pseudopalle di Natale.
Quando saltano fuori da un cassetto le pigne, che avevo contribuito a colorare con l’acquarello oro, una sera di qualche settimana fa, mi rendo conto che ce ne sono di varie forme, alcune grandi, altre piccine, così anche le pseudopalle, dalle grandi alle piccole.
Così inizia uno dei miei pistolotti mentali: I bambini hanno raccolto le pigne in estate, in montagna e sono stai attenti a raccogliere quelle più grandi per la parte inferiore dell’albero e quelle più piccole per la parte superiore. Non solo, anche le pseudopalle fatte a mano, hanno circonferenza diversa a seconda della loro destinazione. Il nastro rosso, comprato da mia moglie ai mercatini di Natale, mentre io ero distratto dal freddo ai piedi (ricordo che mi ha fatto qualche domanda sull’albero a cui ho risposto distrattamente “si amore mio!”) si adatta perfettamente al quadro generale, insomma alla fine l’albero è davvero bello, infantile e allegro.
I bambini scappano mentre io guardo soddisfatto il risultato di tanto sforzo che mi è costato un paio di occhiali.
“Dove sono i pupi?” Chiedo.
“Sono andati a prendere la lettera!” Mia moglie
“La lettera, quale lettera?”
“Papà la lettera per Babbo Natale, ma dove sei cresciuto?” Questo è il primo marmocchio (7 anni!)
“Papà tu non la scrivevi la lettera?” Mi guarda il gatto con gli stivali dagli occhi azzurri, il mio secondo genito.
Rimango a bocca aperta e con il dubbio che il mio budget quest’anno basti.
Ed ecco attaccare con maestria due lettere colorate, piene zeppe di regali. Ad occhio e croce ci vorranno un migliaio d’euro. Ho dato una sbirciata, tra le altre cose vogliono una macchina fotografica uno e una videocamera l’altro…
“Ma quando l’hanno scritte queste lettere?”
Mia moglie mi guarda intenerita, come fa lei quando dico una minchiata o faccio domande che sembra sia appena atterrato da un altro pianeta… “Amore, ci stanno lavorando da mesi, cosa credi?”
“Da mesi?”
Io non ho mai dedicato tutta questa attenzione ai miei desideri…
Allora si, i pistolotti mentali iniziano alla grande e capisco cosa posso imparare dai miei ragazzi:
In estate si selezionano le pigne per un albero che arriverà dopo sei mesi. Nei giorni di pioggia, o quando papà non c’è si fanno delle bellissime palle di cartapesta, che coloreremo con lui quando torna dal lavoro. Il nastro, le luci, ed un desiderio ardente che arrivi l’8 dicembre per fare l’albero di Natale tutti insieme.
Tutto va preparato con anticipo, pianificazione, dedizione e una serena fiducia che arriverà Natale.
I desideri sono stati scritti e riscritti, valutando attentamente per mesi qual è il gioco che veramente desiderano, Babbo Natale viene una volta l’anno e bisogna essere precisi.
Rileggo le lettere, sono di una precisione incredibile, la macchina fotografica (rigorosamente blu) deve avere lo schermo come quella di papà, ed un cavalletto, i giochi hanno nomi precisi ed è spiegato che tipo deve essere, Vectron deve essere blu (ma che cos’è Vectron?).
Inoltre nelle lettere si dichiara l’affetto a Babbo Natale, chiedendo anche come sta di salute ed uno dei due promette che starà seduto in classe senza alzarsi troppo [capiamoci: fanculo la maestra, alzati quando vuoi amore mio!!! (Speriamo che mia moglie questa non la legge!)].
Beh, forse il segreto è proprio in questa ricerca meticolosa, i bambini non si sono mai affannati a dubitare se i loro desideri saranno esauditi, hanno dedicato però tempo a scegliere, visitando varie volte negozi, guardando vetrine, sempre fiduciosi che avranno trovato ciò che volevano e con l’ardente e sereno desiderio che arrivasse Natale.
Medito e prendo carta e penna, mi sa che oggi scrivo la mia lettera per Babbo Natale, magari sarà solo la prima bozza, ma inizio da qui!
Antonio
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