Business Coach dell'anno 2021, 2022 e 2023 secondo la rivista CEO TODAY. Leggi l'articolo

LEADERSHIP ED AUTOEFFICACIA

Nell’ultimo post ci siamo occupati dell’importanza di sistematizzare il tuo business, modellandolo sulle tue esigenze e tenendo conto delle tue peculiarità. Abbiamo visto come sia importante stare alla larga dai modelli preconfezionati che qualcuno prova a venderci.

Se te lo sei perso, clicca quì.

Oggi si parla di leadership e della connessione che questa competenza ha con l’autoefficacia.

Leadership è l’unica parola che si usa in italiano moderno per tradurre il verbo latino “Ducere”, cioè condurre, guidare, comandare.

Leadership viene dal verbo inglese “To Lead” che significa guidare. Infatti con il termine leadership si fa riferimento alla capacità di un individuo di guidare gli altri all’ottenimento di un risultato specifico e pre-determinato.

Molti fanno riferimento alle capacità di essere persuasivo e partecipativo, ma è un errore, si tratta solo di modalità di condurre il gioco della leadership.

Leadership significa “Guidare gli altri ad ottenere un risultato predeterminato”, poi il leader lo può fare in maniera autoritaria diventando un leader autoritario o in maniera persuasiva, in tal caso parleremo di leader carismatico.


In realtà non esiste uno stile di leadership sempre efficace (come dico sempre la formula magica non esiste mai).

Però esistono delle indicazioni molto chiare pragmatiche ed efficaci sullo stile più adatto a determinate situazioni.

Il tutto dipende dalla maturità psicologica e lavorativa di una persona.

 

Per maturità psicologica intendiamo: quanto è disponibile, credibile, affidabile e stabile una persona

Per maturità lavorativa intendiamo: quanto quella persona sa fare bene le attività di quella specifica mansione.

Blanchard divide questi livelli di maturità in 4 stadi:

  • M1, neofita;
  • M2, praticante;
  • M3, semi-professionista;
  • M4, professionista indipendente;

Ovviamente per questi diversi livelli di maturità in un ruolo andranno usati 4 stili differenti.

Il neofita ha bisogno di direttive. Uno stile direttivo in questo caso è necessario perchè il neofita necessita di avere informazioni precise su quello che deve fare. Questa persona non necessita di supporto, ma bensì di comandi specifici e di controlli e correzioni frequenti.

Il praticante invece è uno che ha capito come funziona il proprio lavoro e le cose da fare, però non è ancora emotivamente stabile ed ha alti e bassi. Necessita di capire il perchè. In questo caso bisogna vendere. Vendere significa far leva sui suoi valori, spiegare le ragioni, informare e persuadere la persona.

In questo caso è fondamentale assicurare il massimo supporto alla persona seguita. Supporto necessario vista la situazione emotiva che molto spesso non è affatto stabile, si soffre di frustrazione e spesso non si riesce a far bene fino in fondo le cose.

In questo caso la relazione è molto stretta, così come il supporto offerto e l’incoraggiamento.

I comandi sono meno frequenti, ma il controllo e la correzione, continuano ad essere frequenti.

Il semi-professionista, Sa il fatto suo, ha imparato a lavorare, anche se soffre ancora di alti e bassi e vive momenti di frustrazione e di soddisfazione.

Non ha più molto bisogno di direttive, ma soltanto di sostegno.

In questo caso chiederemo l’opinione al collaboratore, assicurandoci che prenda le giuste decisioni. La partecipazione è massima, così come il supporto e l’incoraggiamento. Meno direttive, continuo sostegno.


Il professionista ha raggiunto un livello di autonomia elevato. Non bisogna più dirgli come lavorare, inoltre è autonomo anche dal punto di vista motivazionale

Quindi a questa persona andrebbe soltanto dato un obiettivo e poi gli andrebbe chiesto se ha bisogno di chiamarvi.

La relazione è al minimo così come le direttive. Però ogni tanto un controllino va fatto.

Autoefficacia nella leadership

Ora in accordo con l’autoefficacia sappiamo che le fonti sono 4:

  1. La persuasione;
  2. Le emozioni;
  3. Le strategie efficaci;
  4. L’esperienze di successo.

E sappiamo che le persone dopo i primi risultati non migliorano tanto, si sentono frustrati, le emozioni negative fanno calare i risultati e poi succede che i risultati non arrivano più.

In questa fase di frustrazione ci vuole il massimo del supporto da parte del leader.

Ed è quello che vi ho appena confermato con gli stili di leadership situazionale.

Il segreto è quello di continuare ad acchiappare le persone nel fare le cose fatte bene e continuare a complimentarsi.

Dare più feedback positivi possibili. Questo rinforza le persone nell’autoefficacia e consente di dare anche feedback negativi quando necessario.

Anche nel mio programma di coaching ci soffermiamo sempre sui successi raggiunti e sulle cose fatte bene.

Per poi passare a correggere quelle fatte meno bene o per niente.

Un’altro segreto a cui stare attenti è quello di creare un piano a misura delle capacità delle persone.

In modo che crescano e siano in grado di affrontare problemi ed attività progressivamente più complesse.

Se riesci a pianificare delle attività a difficoltà progressive, otterrai persone autonomamente produttive.

“Persone autonomamente produttive” è ciò che un buon leader “produce”.

Solo così riesci a creare un team vincente, che si organizza per produrre risultati; solo così la tua azienda può prosperare.

Parlando di leadership, nasce l’obbligo di valutare lo stile di conduzione del gioco.

Ed in questo ci siamo fatti aiutare la Blanchard e dalla leadership situazionale definendo i vari stili di leadership in funzione della maturità del singolo individuo o del team.

 Inoltre abbiamo verificato se questi stili aiutano le persone ad aumentare la propria autoefficacia, ed anche questo è un dato positivo. Perchè abbiamo visto che gli stili di leadership condotti saggiamente soddisfano le 4 fonti di autoefficacia.

 A parte la formazione delle persone, quali altre responsabilità ha un leader?

Quali sono le mansioni di un leader?

Seguendo questo video, lo scoprirai ed avrai come sempre una procedura che funziona, adattabile, ma funzionale.

Intanto lasciatemi fare un po’ di promozione del mio team di Business Coaching, il nostro programma che si basa sul management e sull’autoefficacia è un programma taylor made sulla base della situazione attuale, degli obiettivi e delle capacità specifiche dei nostri clienti imprenditori, professionisti o manager.

 I miei coach, il mio piccolo team, piccolo in numero ma cazzutissimi in risultati, ne vado molto fiero e siamo disponibili a seguire altri clienti ad un prezzo veramente vantaggioso. Infatti chi vuole prendere questo tipo di servizio attualmente paga solo 600€ al mese in un programma molto intenso e ricco, e con clausole che tutelano il cliente. 

Se vuoi saperne di più scrivimi a panicoantoniot@gmail.com e raccontatemi brevemente il tuo caso e sarai contattato entro 48 ore da un coach o anche da me in persona.

Detto questo. Vediamo qual è il ruolo di un leader.

Possiamo riassumere dicendo che un Leader è quella persona che ha il compito di portare la maggior parte dei componenti il gruppo, al raggiungimento del MASSIMO risultato, ed a fare in modo che questo gruppo sia autonomo. In questo modo, anche durante la tua assenza, il tuo business continuerà a prosperare secondo le tue disposizioni.

Chi crede di poter essere un Leader facendo in modo da essere indispensabile per qualunque attività è un povero illuso, perché non andrà mai da nessuna parte (chi gioca in DIFESA, di solito perde…).

 

Un vero Leader deve:


  •  Definire in modo chiaro una meta a cui tutti devono tendere.

    Qui nasce il primo problema, perché spesso il Leader inizialmente non ha una vera convinzione di quello che potrebbe essere la meta (Disney diceva “so che è grande e scintillante”).

    Si inizia fissando degli obbiettivi. Poi lavorando si incasellano uno ad uno questi obbiettivi ed è solo in questo caso, che la meta comincia a diventare visibile.

    Questo ha senso perché è giusto cercare una meta, ma che non sia uno stress per se e per il gruppo.

    Deve essere un obbiettivo di grande portata. Un obbiettivo che possa essere raggiunta in un lasso di tempo abbastanza ampio. Se si tratta di un manager ad esempio, potrebbe essere un obbiettivo quinquennale. Se invece si tratta di un imprenditore, la meta è la Mission dell’azienda (Nel caso di Business Coaching Italia, la meta è aiutare a far rifiorire l’imprenditoria italiana).

    Questo importante obbiettivo deve illuminare costantemente il tuo gruppo, ma c’è bisogno di fornire loro anche un obbiettivo di portata più ridotta (garantire il risultato dei clienti con cui facciamo coaching).

    Inoltre, bisogna creare un programma, una serie di obbiettivi “sfidanti”. Ossia obbiettivi che tengano alta la tensione, ma non siano troppo audaci;

  •  Definire e condividi la strategia per raggiungere la meta;
  •  Concordare una tattica per raggiungere la meta (il piano d’azione). Ad esempio in un’azienda che fa vendita, potrebbe essere definire quali clienti visitare e quanti visitarne al giorno;
  •  Dare ordini scritti per portare avanti la tattica (quest’attività è veramente critica!). Non esiste comandante di un reparto militare che non utilizzi questo sistema per ottenere di essere seguito nel raggiungimento degli obbiettivi;
  •  Verificare a stretto giro e a intervalli regolari che tutti gli ordini siano stati rispettati con successo. Devi definire delle Milestones, che ti servano per verificare che le azioni dei componenti il gruppo siano stati portati a termine e stiano portando i risultati attesi. In termini aziendali si chiamano Forecast, ossia attività di verifica previsionale che in Business Coaching Italia facciamo trimestralmente oltre al controllo mensile (vedere dove siamo arrivati, rispetto al programmato);
  •  Formare le persone è importantissimo usando uno stile di leadership in funzione del livello di maturità di ogni singolo componente. Puoi farlo attraverso queste azioni:
  • Comunicare quella meta e ti assicuri che tutti vogliono arrivare a raggiungerla. Devo spiegare al gruppo dove si trova, come raggiungerla oppure indicare la direzione (se non è ancora chiara);
  • Organizzare la tua azienda o il team in un sistema per raggiungere la meta.

    Perché la meta possa essere raggiunta, devo organizzare un metodo per assicurarti che questa cosa avvenga. Devi organizzare il lavoro in modo che ognuno abbia delle mansioni specifiche ed ognuno possa fare il proprio lavoro, per “spingere” la nave verso la meta. Potresti cominciare a scegliere il tuo braccio destro;

  1.  Spesso un leader fa il completo contrario, demotivandole.
    E’ questo il motivo per il quale mi piace suggerire che in alcuni casi, la cosa migliore che dovrebbe fare un leader è proprio “stare zitto”.

    E’ importante rinforzare l’Autoefficacia delle persone complimentarsi su ogni singolo progresso. Questo complimentarti ti consentirà di correggere tutte quelle cose che non vanno (anche con la giusta fermezza);

  2. Condurre o spingere il gruppo (Sostenendolo nei momenti di difficoltà).
    Nell’immaginario collettivo il leader è quella persona che sta davanti il gruppo e lo trascina verso il successo.

    Questo è vero in alcuni casi, ma è frequente che un vero leader stia dietro il gruppo per spingere i più deboli, magari anche forzandoli ad andare avanti.

    In questo modo fa ottenere i massimi risultati a tutti, preoccupandosi che progrediscano anche i meno bravi (perché una catena si spezza a seconda dell’anello più debole e non di quello più forte);

  3. Eliminare chi zavorra il gruppo, perchè il team è più importante del singolo (La pecora smarrita).

    Mi spiego meglio.

    Se ho una nave e gestisco tra gli altri, una persona che ammutina ed è possibile che complichi l’intero lavoro, devi avere la capacità di escludere le persone negative.
    Questa è una grande responsabilità ed è motivo di grande frustrazione per un leader, ma è un lavoro doveroso perché solo un gruppo prospero può progredire. Un gruppo zavorrato da persone negative non progredisce.
    Può sembrare un’organizzazione non proprio perfetta da questo punto di vista, ma sappi che un’azienda “sana” non danneggerebbe mai l’azienda stessa per avvantaggiare il singolo. Piuttosto ne fa a meno.

    Attenzione!!!

    Se stai pensando alla metafora della pecorella smarrita, sappi che un vero leader prima di andarne alla ricerca, mette al sicuro il resto del gregge e solo successivamente si lancia alla ricerca. In questo modo ha messo al sicuro il gruppo ed è questo di cui deve prioritariamente occuparsi.
    Quindi poiché l’obbiettivo del manager è permettere al maggior numero di persone di raggiungere la meta, puoi aspettare chi sta indietro per un certo lasso di tempo. Successivamente vai a cercarlo ed in ultima analisi devi essere disposto a sacrificarlo per il bene comune;
     

  4. Difendere il team da attacchi esterni o interni. E’ ridicolo accusare i componenti del gruppo piuttosto che prendersi le proprie responsabilità (se la responsabilità di definire la meta è tua, se sei tu a definire la strategia, la tattica…la colpa è tua, non del gruppo).

    Attenzione anche agli attacchi interni!

    Se c’è qualcuno ad esempio che ammutina, bisogna “difendere” il resto del gruppo.


  

Ognuna di queste attività è critica, alcune più di altre, però sono tutte importanti.

 Ovviamente puoi partire da quelle che meglio ti senti addosso e non è detto che tu faccia tutto nell’ordine esposto.

Sottolineo però il fatto che sarebbe utile che tu facessi tutto ciò che ho descritto. Decidi di farlo nell’ordine che preferisci.

 E’ essenziale almeno mettere in atto le prime 3, perché se non definisci una direzione, il tuo gruppo non sa dove andare.

Se il tuo team non ha una meta verso la quale direzionare le proprie energie, le persone utilizzeranno queste energie per “ammazzarsi” tra di loro in una inutile guerra fratricida.

I conflitti interni in un gruppo sono tipici di un’azienda che non ha una meta molto grande.

 La leadership è un gioco importante nella tua azienda ed il tuo team ha bisogno di un leader completo.

Parleremo di come creare un organizzazione che funzioni.

Keep in touch.

Antonio

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